Ciao Readers, siete pronte per conoscere i retroscena del romanzo “Tutta la luce che abbiamo” e conoscere meglio Judith Sparkle?
Vorrei innanzitutto ringraziare molto Judith per aver accettato di rispondere a qualche domanda. E’ stata davvero molto disponibile e affettuosa e anche se lo scambio di domande è avvenuto telematicamente, è riuscita lo stesso a mettermi a mio agio (questa è stata la mia prima intervista!), grazie!
Ma ora non perdiamo tempo, spero che questa intervista vi trasmetta le stesse piacevoli emozioni che ha suscitato a me 🙂
Ciao Judith! La prima domanda sarà un po’ ovvia ma è normale voler partire dall’inizio. Ci racconti quando e come è nata la tua carriera da scrittrice?
Innanzitutto grazie per la possibilità di questa intervista 😊
Direi che prima di essere scrittrice sono lettrice: fin da bambina ho sviluppato una propensione alla lettura che mi ha aiutato successivamente nella professione di autrice. Dopo la nascita dei miei bambini mi sono trovata a casa con del tempo libero e scrivere storie, usare la fantasia, mi ha fatto star bene, mi ha fatto sentire “produttiva”: facevo qualcosa di bello per me ma anche da condividere con gli altri, infatti ho iniziato a frequentare le piattaforme di scrittura on-line. Poi nel 2010 la svolta: ho pubblicato un romanzo per ragazzi con una casa editrice non a pagamento e ho iniziato a collaborare con Guido Veneziani Editore, ho pubblicato racconti e romanzi a puntate sulle sue riviste femminili in edicola.
Direi che dopo la svolta del 2010 ne sono seguite altre! Ma prima di passare a “Tutta la luce che abbiamo” raccontaci altro di te. Hai una citazione preferita o un mantra nella vita?
Che la semplicità e l’onestà aprono tante porte. Mi piacciono le persone semplici, vere e sincere.
Qual è il tuo autore o il genere letterario di cui non riesci a fare a meno?
Direi la narrativa sentimentale: avevo letto tutta l’opera di Rosamunde Pilcher molti anni fa, poi mi sono avvicinata a Cecilia Ahern, Sophie Kinsella, Nicholas Sparks (dal quale mi sono ispirata per il cognome dello pseudonimo) e ora ho scoperto Jojo Moyes, Amy Harmon e tante altre brave autrici, anche italiane.
Anche tu un’avida lettrice quindi! Qual è il posto più strano dove ti è capitato di tirare fuori un libro e iniziare a leggere?
Ma, non saprei, leggo ovunque: ho sempre un libro o il kindle in borsa. Che sia dal medico, in posta, ad aspettare in coda, o al parco giochi coi miei figli… ogni momento è un’occasione per leggere 😊
E’ vero, ogni momento è un’occasione per leggere. Tu di che fazione fai parte: Kindle (o suoi simili) o cartaceo?
Entrambi, li alterno.
Raccontaci qualcosa di “Tutta la luce che abbiamo”, come è nata l’idea?
Inizialmente era un romanzo su wattpad, l’ho cominciato senza sapere dove sarei andata a parare. Infatti era scritto solo dal punto di vista di Rachel e in terza persona. Alle lettrici è piaciuto molto e, man mano, la storia si è ampliata al punto che ho inserito anche il punto di vista di Adam (che si chiamava in un altro modo nella primissima versione) e ho riscritto tutto in prima persona. E’ stato molto difficile ma ne è valsa la pena: è molto più completo ora il romanzo. E i due punti di vista aiutano meglio a capire la storia, qualcuno mi ha scritto che sarebbe stato bello anche il punto di vista di Nicholas e di Claire, i personaggi minori.
Concordo! Personalmente preferisco i romanzi scritti in prima persona e mi piacerebbe molto leggere anche il punto di vista di Nicholas e Claire. Magari potresti pensarci per un prossimo libro…
Considerando lo spessore dei tuoi personaggi e l’accuratezza di molti dettagli, quanto della tua personalità trasferisci nei personaggi che inventi? Prendi spunto dalla tua vita o da situazioni reali?
Qualcosa di me c’è sempre perché non riesco a scrivere staccandomi completamente dalla mia vita, ad esempio nel descrivere come Rachel e Claire amino l’arte (la prima scrive poesie, la seconda è una scultrice) ho attinto dalla mia esperienza. Poi, comunque, è il personaggio che mi dice le sue caratteristiche: io devo mettermi pazientemente ad ascoltarlo.
Quali sono il tuo momento e il luogo preferito per scrivere? Hai un portafortuna o un rituale particolare prima di dedicarti alla scrittura?
Scrivo la mattina, abitualmente in cucina, e all’inizio bevo il caffè.
Durante la stesura del romanzo ti sarà capitato di avere fasi umorali alterne, puoi raccontarci il momento più brutto e il più bello?
E’ bello quando pubblichi estratti o anticipazioni e vedi che la storia piace alle lettrici, mi dà molta carica ed entusiasmo. Il momento più difficile è stato concepire il finale del libro: essendo un romantic suspense occorreva un delitto, un assassino e un movente. E il tutto che fosse credibile. Ho passato settimane a discuterne con i miei due collaboratori che mi aiutano nell’editing, spero che abbiamo fatto un buon lavoro.
Ora la domanda che noi lettrici aspettiamo con più ansia: hai già in mente il prossimo libro?
Sì, dovrebbe uscire tra maggio e giugno 2018, è un contemporary romance ambientato a San Francisco. Una storia alla “Love, Rosie” di Cecilia Ahern (altra mia scrittrice preferita): due amici che ne passeranno di tutti i colori prima di scoprire che cosa la vita ha in serbo per loro.
Cambiamo argomento: al giorno d’oggi, in un mondo dove internet è entrato prepotentemente nella sfera dell’editoria, come e quanto ti influenzano i commenti dei blogger/lettori?
Beh sono essenziali perché mi permettono di sviluppare con sempre più consapevolezza e professionalità questo lavoro. Anche se apparentemente non sembra, scrivere è un vero e proprio lavoro e come tale va trattato. Occorre sacrificio, umiltà, voglia di mettersi in gioco e di imparare in continuazione. Non si è mai arrivati. In tal senso le lettrici e le blogger mi stimolano ogni giorno a dare il meglio di me e sono loro grata.
Qual è stato il commento peggiore che ti è stato rivolto? E il migliore?
Il peggiore non ricordo, in genere ci resto male quando mi dicono che non sono entrati in sintonia con i personaggi o con la storia… capita. Il migliore è quando le lettrici mi dicono che, dopo aver letto un mio libro, hanno iniziato a scrivere anche loro. E’ bellissimo.
Tu hai auto pubblicato il tuo libro, puoi spiegarci come funziona? Quanto è stato difficile per te farti conoscere non avendo alle spalle una casa editrice che si occupasse della parte di marketing pubblicitario?
Ho imparato piano piano, anche perché pubblico su Amazon dal 2012 (prima con un altro nome, poi per vicende personali e familiari dolorose ho sentito l’esigenza di voltare pagina e ricominciare come Judith Sparkle, però intanto mi sono fatta le ossa 😊 ). Il marketing in realtà non lo fanno nemmeno le case editrici il più delle volte, quindi è giocoforza che uno impari da solo se vuole fare questo mestiere. Si impara a contattare le blogger, a preparare card pubblicitarie, a tenere aggiornati i social… insomma non è mai finita! Ci vogliono tanta pazienza e creatività.
Direi che a te non mancano ne l’una ne l’altra! E’ innegabile che grazie all’auto pubblicazione la concorrenza nel mondo editoriale è aumentata esponenzialmente. Ti spaventa?
Un po’ sì, è normale. Però è anche un modo di tenersi in costante aggiornamento. E poi se si ha un buon rapporto con i propri lettori, in genere ti seguono.
Ho ancora un paio di domande per te…Che consiglio ti senti di dare ad un nuovo autore?
Di scrivere quello che si sente, di non rincorrere le mode perché un lettore se ne accorge se la storia funziona oppure no.
Che consiglio daresti invece a noi blogger?
Beh mi sento di ringraziarvi dal più profondo del cuore per l’attenzione e la disponibilità a dar voce a noi autrici emergenti, è un grandissimo aiuto. Continuate così!
Grazie a te! E’ un piacere supportarti e leggere i tuoi romanzi!
A presto Readers e mi raccomando: non perdetevi la lettura di “Tutta la luce che abbiamo” di Judith Sparkle!