LEGGERE LOLITA A TEHERAN: CAPITOLO LOLITA

Tempo di lettura: 4 minuti

Buongiorno Readers! Ho avuto il piacere di partecipare, per la prima volta, ad un gruppo di lettura incentrato sul libro “Leggere Lolita a Teheran” di Azar Nafisi. E’ stata un’esperienza talmente intensa e importante che mi ci sono voluti sei giorni prima di riuscire a mettere nero su bianco il nostro incontro.

Questo sarà il viaggio che, insieme a Nafisi e alle sue studentesse, percorreremo di settimana in settimana:

6 Maggio – “Leggere Lolita a Teheran” – capitolo Lolita
13 e 20 Maggio: “Il grande Gatsby”
27 Maggio: “Leggere Lolita a Teheran” – capitolo Gatsby
3 e 10 Giugno: “Daisy Miller”
17 Giugno: “Leggere Lolita a Teheran” – capitolo Daisy Miller
24 Giguno: “Leggere Lolita a Teheran” – capitolo “Orgoglio e pregiudizio”

Il gruppo di lettura è aperto a chiunque voglia partecipare, non importa se è già iniziato.

Ma torniamo a Lolita, o meglio, a cosa comporti leggere Lolita a Teheran.

Voglio sfruttare le parole di pattypici per darvi un po’ di contesto.

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Siamo nelle 1995 a Teheran: la realtà politica e culturale dell’Iran ha le tinte scure dei Chador, dei cancelli chiusi, del silenzio, della paura. La rivoluzione islamica ha stretto in una morsa soffocante ogni cittadino, in particolar modo ogni donna, che si trova derubata dei colori, delle risate, della propria dignità.

“Per circa due anni, quasi tutti i giovedì mattina, con il sole e con la pioggia, sono venute a casa mia, e quasi ogni volta era difficile superare lo choc di vederle togliersi il velo e la veste per diventare di botto a colori. Eppure, quando le mie studentesse entravano in quella stanza, si levavano di dosso molto di più. Lentamente, ognuna di loro acquisiva una forma, un profilo, diventava il suo proprio, inimitabile sé. Quel piccolo mondo, quel soggiorno con la finestra che incorniciava i miei amati monti Elburz, diventò il nostro rifugio, il nostro universo autonomo, una sorta di sberleffo alla realtà di volti impauriti e nascosti nei veli della città sotto di noi.”

Nel gruppo di lettura abbiamo voluto condividere questa esperienza sedendoci virtualmente nello stesso salotto a casa di Azar in cui si riunivano di nascosto, una volta a settimana, sette meravigliose studentesse per contrastare l’oppressione del regime totalitarista attraverso discorsi di letteratura.

“Il nostro seminario vide la luce in questa atmosfera; era un tentativo di sottrarsi per qualche ora alla settimana allo sguardo del censore cieco. In quel soggiorno ci riscoprimmo esseri umani dotati di vita propria; e poco importava quanto fosse diventato repressivo lo Stato, quanto ci sentissimo impaurite e intimidite; come Lolita tentavamo di fuggire e di creare un nostro piccolo spazio di libertà. E come Lolita sfruttavamo ogni occasione per esibire la nostra insubordinazione: lasciando spuntare una ciocca di capelli dal velo, insinuando un po’ di colore nella smorta uniformità delle nostre divise, facendoci crescere le unghie, innamorandoci e ascoltando musica proibita.”

Il primo tema che abbiamo affrontato, come hanno fatto loro, è stato il rapporto tra realtà e finzione letteraria. Azar stessa sottolinea che non bisogna mai sminuire un’opera letteraria cercando di trasformarla in una copia della vita reale. Fin da subito, però, è stato chiaro a tutte noi come questa affermazione fosse in realtà contraddittoria. Attraverso l’analisi di testi di Nabokov (con particolare attenzione a Lolita e ad Invito a una decapitazione) ogni elemento veniva in realtà riportato ad esempio di vita reale.

Perché Lolita? Perché, per usare le parole di valentina_bellettini a Teheran le donne sono come Lolita, succubi e oppresse da un sistema maschile che le deruba della loro identità.

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È assurdo pensare come comportamenti per noi abituali e scontati come mangiare in pubblico, usare il mascara o mettere lo smalto, a Teheran sia considerati atti osceni e fuori legge. Quante tristezza nel leggere le storie di quelle donne coraggiose che, seppur rese irriconoscibili nella loro versione letteraria, erano comunque esperienze realmente accadute.

Realtà che emerge fa rabbia ma allo stesso tempo ti insegna tanto. Ti fa porre interrogativi esistenziali. Ti fa apprezzare le piccole cose che solitamente dai per scontato, come ad esempio poter scegliere come vestirti, come pettinarti, con chi uscire, se da sola o in compagnia.

Lo stile di Azar, così sofisticato e diretto al tempo stesso, ti fa dimenticare di essere un lettore e arrivi a sentirti protagonista. Dopo un po’ sono riuscita a vederle, così come ci aveva chiesto di fare Azar.

“Qui e ora, nell’altro mondo che tanto spesso veniva evocato dalle nostre discussioni, siedo e ripenso a me e alle mie studentesse, le mie ragazze, come le chiamavo, mentre leggiamo Lolita in una stanza piena di un sole fasullo, a Teheran. E tuttavia, per rubare le parole a Humbert, il poeta-criminale di Lolita, ho bisogno che anche tu, lettore, cerchi di pensare a noi, perché altrimenti non potremo esistere davvero. Contro la tirannia del tempo e della politica, cerca di immaginarci come a volte neppure noi osavamo fare: nei momenti più intimi e riservati, nelle più straordinariamente normali circostanze della vita, mentre ascoltiamo un po’ di musica, ci innamoriamo, camminiamo per strade ombrose, o leggiamo Lolita a Teheran. E prova a ripensare a noi dopo che quelle cose ci sono state confiscate diventando una volta per tutte un piacere proibito.”

Confrontarmi con le altre partecipanti al gruppo di lettura è stato meraviglioso. Mi hanno accompagnato per mano lungo il tragitto e passo dopo passo mi sono sentita sempre più coraggiosa nel dire la mia e nel confrontarmi con loro.

Poter condividere sensazioni così intense è stato liberatorio. Un fardello condiviso diventa meno pensante e me è stato davvero così. Cercare di capire insieme la sofferenza di quelle ragazze, così forzatamente sottomesse ad una vita fatta di regole ma incredibilmente coraggiose e ribelli, mi ha aiutato ad alleggerire il senso di impotenza che inevitabilmente ti attanaglia lo stomaco.

Ci sono molteplici aspetti incredibili in un gruppo di lettura composto da persone che amano davvero i libri. Uno in particolare è l’infinita quantità di spunti letterari che escono fuori all’improvviso. È stato un flusso di coscienza continuo. Ognuno diceva la sua ma allo stesso tempo ascolta e rispondeva all’altro. Alla fine, siamo state tutte d’accordo sul fatto che “Leggere Lolita a Teheran” non è solo un libro ma un assaggio della vita di quelle ragazze, un viaggio descritto con maestria tra letteratura e realtà che arricchisce la tua anima.

Il nostro prossimo incontro ci porterà nei primi anni del ‘900 attraverso le parole di Fitzgerald, per poi tornare dritte a Teheran. Se volete aggiungervi a noi contattateci, ne vale la pena!