Ciao Readers! Prima di cominciare vorrei, come sempre, ringraziare Miriana Vitulli, autrice del romanzo “Se ci sei non ho paura” per la sua gentilezza e disponibilità e per aver appoggiato con entusiasmo la mia idea di dare vita alla rubrica “Oggi intervisto io”.
Che cos’ha di speciale questa rubrica? Gli autori delle domande sono stati i lettori stessi che, tramite Instagram, hanno dato libero sfogo alla loro fantasia. Quindi, dopo una settimana di attesa, ecco le risposte alle vostre curiosità!
Ciao Miriana, grazie per aver partecipato a questa intervista molto speciale. Come saprai le domande sono frutto della curiosità dei tuoi lettori. Sono molto lieta di poter fare da tramite e scoprire insieme a loro approfondimenti e curiosità sul tuo libro “Se ci sei non ho paura”. La domanda che più lettori hanno posto riguarda le origini del tuo romanzo, com’è nato questo libro?
L’idea è nata da un’immagine. Avevo ben impressa la scena iniziale, di Judy affacciata alla sua finestra a guardare la pioggia. Ho scritto quello e il resto è venuto da sé.
Come sei arrivata, invece, alla scelta del titolo?
Sono molto conosciuta per essere una vera frana con i titoli! Quindi, all’inizio della stesura ne metto sempre uno provvisorio. Questo, inizialmente, si intitolava “Take me home”, terribile! Ma alla fine, scrivendo i vari capitoli e osservando l’evoluzione del personaggio di Judy, ho optato per “Se ci sei, non ho paura”. Il “tu” sottinteso non si riferisce prettamente al protagonista maschile, Blake, ma a tutto ciò che aiuta Judy nel superare il suo dolore: ogni singolo amico, i nonni, la musica soprattutto.
Quando c’è tutto ciò che ami a farti da scudo, la paura non c’è: si annulla.
Io trovo che il titolo sia perfetto, sintetizza esattamente l’anima del romanzo. Un’altra curiosità riguarda il personaggio della protagonista, cosa ti ha spinto in particolare a creare il personaggio di Judy?
Sarei una vera bugiarda a dare una risposta certa. La verità è che non lo so. Volevo creare un personaggio femminile che fosse all’apparenza debole, ma che credendo di essere salvata da altri riuscisse a salvare tutti quelli che amavano. Una ragazza con un carattere particolare, enigmatico, con cui fosse difficile entrare in empatia, che potesse anche stare antipatica. E penso di esserci riuscita, perché mi sono ispirata semplicemente alle persone. E le persone non sono mai perfette. Non stanno mai simpatiche a tutti.
In ogni caso, il risultato è stato un personaggio ben costruito. Probabilmente la stesura del libro non sarà stata tutta rose e fiori. Quali sono stati i momenti più difficili e le parti più complesse da scrivere durante la stesura della storia?”
Assolutamente i cosiddetti “capitoli di passaggio”. Quei capitoli a metà tra A e B che hanno un contenuto da paura e che servono per giungerci. Si può cadere nel blocco dello scrittore, avvilirsi, ma alla fine basta saper ascoltare e concentrarsi sull’intreccio. Inoltre, ho trovato molta difficoltà nei capitoli in cui Judy torna a casa per dire “addio” al suo amore di sempre e in quello in cui racconta agli amici cosa le fosse capitato. C’era bisogno di esprimere appieno tutte le sfumature emotive della protagonista e ho spesso avuto paura di non sentirmi all’altezza. Lascio ai lettori il parere finale.
Quanto è stato difficile affrontare certi temi nel romanzo?
Molto, moltissimo. Perché ho dovuto scrivere di dolori che non ho mai provato: la morte del proprio fidanzato. E poi, anche quello del coming-out. Sono due temi piuttosto delicati, è facile cadere nel banale o nel grottesco, quindi ho temuto spesso di non riuscire a dare giustizia a certe sofferenze. Ho provato a calarmi nei panni dei due personaggi e ho scritto. Non nego di essermi commossa spesso. Scrivere questa storia mi ha scavato a fondo, mi ha svuotata.
Devo confessarti che mi sono commossa in più di un’occasione anche io. C’è qualcosa nel romanzo che cambieresti se potessi?
Assolutamente no. Considera che l’ho scritto, revisionato da sola ben sei volte, più due volte con l’editor e un’altra volta finale da sola. Ho avuto modo di cambiare e migliorare tante cose rispetto alla prima stesura, sono soddisfatta così.
Ti sei ispirata a fatti realmente accaduti o a qualcuno?
Non proprio. Allora, la storia parla di Judy, innamorata da sempre del suo migliore amico di infanzia. Riesce a fidanzarsi con lui, ma purtroppo decede in seguito a in incidente. Tutto il romanzo ruota attorni alla ripresa e crescita psicologica della ragazza. E qui c’è un collegamento con degli “ e se…?” di alcune cose della mia vita.
Quando ero piccola ero molto legata a Denis, un bambino mio vicino di casa, purtroppo scomparso in seguito a una leucemia. Ero segretamente innamorata di lui, mi sono sempre chiesta come sarebbe stato se fossimo cresciuti insieme. Se alla fine ci saremmo frequentati ancora o magari persi, così ho creato la figura di “lui”. Inoltre, il mio ragazzo lavora fuori e viaggia in auto anche di sera e ho il terrore della strada, degli incidenti. Questo mi ha permesso di immaginare il dolore di Judy e le sue paure.
Un’ultima domanda prima di salutarti. Cosa hai provato quando hai avuto il cartaceo tra le mani?
Sono stata molto emozionata, non per il cartaceo in sé, ma per il coronamento di un duro lavoro durato ben due anni. Avere il mio libro tra le mani mi ha ripagato di tutti i miei problemi personali sfogato grazie alla scrittura. Non si può spiegare!
Se volete acquistare una copia del romanzo vi basta cliccare sulla copertina del libro che trovate nell’intervista.
Per me è stato un vero piacere conoscere Miriana e i retroscena del romanzo “Se ci sei non ho paura“. Grazie mille all’autrice per la sua disponibilità e a tutti coloro che hanno preso parte a “Oggi intervisto io”, vi aspetto per il prossimo appuntamento di “Oggi intervisto io”!